COME RESISTERE ALLA VOGLIA IRRESISTIBILE DI DOLCI!

Voglia di dolce-620x343

Spesso ci prende in maniera subdola, quando siamo più deboli, magari dopo una giornata difficile sul lavoro, quando ci sentiamo tristi, insoddisfatte e quasi sempre dopo un litigio con il nostro compagno. Un altro caso tipico è quando siamo da sole in casa, lontano da occhi indiscreti. Esso si palesa in modo inequivocabile e ci sembra davvero impossibile resistergli, così finiamo davanti al frigo o sul divano a dare fondo alla dispensa. Stiamo parlando del “carb-craving” cioè il forte desiderio, quasi compulsivo, di dolci. Questo fenomeno è molto più diffuso di quanto si pensa ed è strettamente legato al senso di gratificazione che si avverte non appena si consumano i carboidrati.

Che meccanismi si innescano?

I meccanismi che si innescano quando mangiamo zuccheri ricordano, pur con le debite differenze, le dipendenze che si vanno a sviluppare con il consumo di droghe. Ovviamente il “carb-craving” è favorito dalla presenza di problematiche spesso di natura psicologica: la tendenza a voler consumare dolci e “junk-food”, ossia cibo spazzatura, è associato a momenti in cui non siamo particolarmente felici. Avete mai fatto caso come, quando avvertiamo questo forte desiderio, non riusciamo ad appagarci ma anzi, più mangiamo zuccheri e più ne vorremmo? Questa è il primo fattore che ci può far pensare a una vera e propria dipendenza.

L’aumento di zuccheri e gli ormoni

Tutto è legato al senso di appagamento che proviamo nel momento in cui cediamo alla voglia di dolci. A livello metabolico, l’aumento improvviso e netto degli zuccheri nel sangue provoca un rilascio di insulina responsabile della regolazione di un ormone che è la serotonina, cioè l’ormone del benessere. Ecco spiegato come, dopo un pasto particolarmente ricco di zuccheri, avvertiamo una immediata sensazione di piacere. Essa, purtroppo, è anche abbastanza effimera, in quanto tende a durare molto poco.

Di conseguenza, è proprio il fatto che il livello di zuccheri nel sangue si abbassa che rende di nuovo vivo il desiderio di averne altri. Ciò avviene perché è stato coinvolto anche il sistema limbico, ossia la zona cerebrale implicata nella elaborazione delle sensazioni di benessere e appagamento.
Il “carb-craving” può facilitare l’instaurarsi di problematiche serie, che portano a sviluppare un pessimo rapporto con il cibo, il quale viene visto come unica consolazione, salvo poi farsi prendere dai sensi di colpa. Nei casi più gravi, l’esasperarsi di questi atteggiamenti può portare a disturbi del comportamento alimentare, i cosiddetti DCA, come per esempio la bulimia, quindi la necessità di abbuffate compulsive seguite poi da punizioni che ci si auto-infligge per cercare di placare i sensi di colpa.

COME DIMINUIRE LA VOGLIA DI DOLCI

È importante chiedersi quante volte avete davvero fame nel momento in cui correte alla ricerca di un dolce. Quante volte, invece, mangiate lasciandovi dominare dalle emozioni e per attivare il sistema ricompensa? Rispondendo con sincerità a queste domande, potrete iniziare a migliorare il vostro rapporto con il cibo.
Se la radice della fame è “nervosa”, ossia psichica, la soluzione è psichica e interna, non esterna. L’attacco arriva per attivare il sistema ricompensa e per riempire il vuoto, per placare quegli stati d’animo, perché la coscienza li avverte come tanto intollerabili da doverli in qualche modo cancellare o sedare. Ma in questo modo la coscienza è “posseduta”. Per cambiar rotta occorre imparare a stare proprio in quegli stati emotivi che sono alla radice dell’abbuffata, a non usare il cibo per scappare via.

Vedi: Le emozioni nel piatto: rapporto tra cibo e psiche

Che emozione sto provando?

Quando senti arrivare l’attacco di fame fai un passo indietro e chiediti: che emozione sto provando? Sostare negli stati d’animo significa imparare a sostenerli, ossia a “starci dentro”, lasciarsi attraversare, osservando e attendendo. Lo stesso vale per l’attacco di fame nervosa: se arriva, ma io sono capace di “stare lì con lui”, posso scoprire, per esempio, che in realtà non mi vuole portare verso il cibo, ma è semplicemente uno stato di desiderio indifferenziato che, se lo lascio “maturare”, si può trasformare in desiderio di qualcosa di preciso che non sia il cibo.

È inoltre importante ricercare e affrontare le questioni irrisolte con la famiglia, col partner o con noi stessi in modo più costruttivo. E’ necessario esprimere le emozioni e comunicare in che cosa ci siamo sentiti feriti.
Se non riuscite a fare tutto questo da soli un professionista vi potrà aiutare a gestire e canalizzare correttamente le vostre emozioni, affinché la vostra vita sia più sana, equilibrata e felice

NON RIESCO A SMETTERE DI MANGIARE!

Il mantenimento dell’Obesità e delle abbuffate è spesso dovuto a fattori cognitivi ed emotivi che sfuggono alla consapevolezza del soggetto. Tra questi troviamo un’alta sensibilità al potere gratificante del cibo, scarsa pianificazione e flessibilità cognitiva, e l’incapacità nel regolare le proprie emozioni.

Spesso il ruolo del sistema di ricompensa nella motivazione ad alimentarsi è alla base del sintomo e del suo perpetuarsi.
“Sono solo, stressato, stanco, arrabbiato, afflitto, quindi merito una ricompensa”: questo è il discorso ‘interno’ che molte persone si fanno per giustificare il ricordo al cibo, per concedersi lo sgarro quotidiano.

Tra i fattori di mantenimento dell’obesità troviamo quindi la sensibilità al cibo. Tutti gli individui reagiscono allo stesso modo di fronte a stimoli gustosi. Ciò che può variare è la sensibilità al potere gratificante del cibo, il vederlo come una sorta di “bancomat emotivo”. Quando la persona è in difficoltà si avvicina voracemente al cibo per fare scorta di emozioni che in quel momento cancellano apparentemente il disagio. La ricerca compulsiva di cibo e soprattutto la voglia di dolci sono le reazioni al vuoto emotivo più semplice e a portata di mano.

Trattare il disturbo da binge eating e la riduzione delle abbuffate potrebbe prevenire ulteriori aumenti di peso e soprattutto portare il paziente ad una maggiore consapevolezza di se. Il lavoro integrato dello psicoterapeuta e del nutrizionista punta ad un dimagrimento moderato ma sostenuto nel tempo. Si tratta di un lavoro introspettivo sulle emozioni che aiuta il paziente ad individuarle, contenerle e esprimerle senza paura.

Dr.ssa Cinzia Frontoni

SEGUIMI SU

linkedin 341x341

istagram 341x 388