Quando si parla di ritardo del linguaggio si indica un insieme di difficoltà specifiche che compromettono la capacità linguistica del bambino. Il disturbo del linguaggio riguarda le aree del linguaggio espressivo e recettivo e può manifestarsi già in età prescolare, se il percorso evolutivo del bambino mostra un apprendimento del linguaggio atipico o in ritardo rispetto alle attese. Nonostante sia molto frequente nell’età evolutiva, nella maggior parte dei casi rappresenta solo una fase transitoria che si risolve nel giro di qualche anno, con gli opportuni accorgimenti.
Le fasi evolutive del linguaggio
Il linguaggio è uno degli aspetti fondamentali della vita di ogni individuo e un suo corretto apprendimento facilita l’ingresso a scuola e l’ambito relazionale. Nei primissimi anni di vita il bambino attraversa delle fasi evolutive che lo portano ad imparare gradualmente l’uso della parola.
Ci sono specifiche tappe del linguaggio che si possono prendere come spunto per individuare un probabile disturbo nello sviluppo del linguaggio.
In condizioni normali, un bambino attraversa queste fasi:
- Lallazione. Il bambino ha circa 6 mesi quando comincia a produrre suoni ripetitivi di vocali e di consonanti. Sono i suoi primi fonemi che lo divertono e lo stimolano a continuare nella vocalizzazione.
- Comunicazione verbale intenzionale. Verso i 9-12 mesi cresce la capacità di interagire con le altre persone. Il piccolo cerca di comunicare le sue richieste o i suoi bisogni e si sentono per la prima volta anche le parole mamma e papà.
- Comunicazione gestuale. Verso il compimento del primo anno di vita, il bambino capisce che può comunicare anche attraverso la mimica. I suoi gesti più frequenti sono i baci mandati ai familiari, il gesto di salutare con la mano o indicare gli oggetti.
- Prime parole. A partire dai 12 mesi, il bambino esprime le sue prime parole e il suo vocabolario diventa sempre più ricco con il passare del tempo. Aumenta anche la sua capacità espressiva sia verbale che non verbale.
- Ampliamento del vocabolario. Dai 12 ai 24 mesi, i bambini sono in grado di conoscere dalle 20 alle 50 parole, fino ad arrivare a circa un centinaio di termini in più, che apprendono dalle proposte fatte dai genitori e dagli scambi relazionali.
- Capacità di formare frasi complete. Dai 24 ai 36 mesi, la capacità linguistica del bambino si è sviluppata e gli consente di articolare delle frasi di senso compiuto chiare e comprensibili. Il lessico si arricchisce e scompaiono le parole onomatopeiche.
Il bambino che giunge ai 3 anni possiede una capacità di linguaggio espressiva e ricca di vocaboli. Dialoga con gli altri, fa delle domande e parla correttamente con frasi sempre più lunghe. L’età di tre anni costituisce una sorta di spartiacque tra i bambini cosiddetti “parlatori tardivi” e i bambini con un probabile disturbo del linguaggio. La presenza di una produzione di parole ancora non adeguata secondo i parametri dello sviluppo tipico dovrà necessariamente essere valutata da un’attenta visita medica specialistica.
Come riconoscere il ritardo del linguaggio
Conoscere le fasi evolutive del linguaggio permette di scorgere i campanelli d’allarme per riconoscere un ritardo nello sviluppo del linguaggio.
Ecco alcuni segnali:
- Assenza della lallazione.
- Scarsa comunicazione gestuale.
- Difficoltà nella capacità di comprendere il linguaggio, oltre che a parlare.
- Lessico scarso e conoscenza di un numero inferiore a 15 parole intorno ai 18 mesi e di 50 parole intorno ai 24 mesi.
- Scarsa capacità di formulare frasi complete e di esprimersi in modo chiaro.
In presenza di questi indicatori si può ipotizzare un ritardo del linguaggio e intervenire per aiutare il bambino. È possibile avvalersi di metodologie idonee a migliorare le sue capacità linguistiche e accertare che non ci siano altre problematiche.
La diagnosi del ritardo nello sviluppo del linguaggio
I genitori si accorgono subito che il loro bambino ha un ritardo relativo al linguaggio, soprattutto quando questo gli preclude la possibilità di essere chiamati mamma e papà. Nel rapporto con gli altri coetanei è facile trovare un bambino che parla di più e un altro che invece non riesce ancora ad esprimersi bene.
Col passare dei mesi questa difficoltà può diventare sempre più evidente e per verificare se il bambino presenta un disturbo specifico è bene effettuare dei test che permettano di fare una diagnosi precisa.
Alcuni di questi test non riguardano esclusivamente il bambino, ma anche i suoi genitori, che sono intervistati attraverso determinati questionari, per riuscire a comprendere bene le sue varie fasi di sviluppo linguistico.
I trattamenti per migliorare lo sviluppo del linguaggio
Il logopedista è la figura di riferimento che si occupa di trovare la soluzione strategica più idonea per i diversi casi di ritardo del linguaggio. Attraverso la sua esperienza e l’osservazione del bambino, è in grado di individuare le modalità di intervento più specifiche per ampliare il suo vocabolario e migliorare la sua capacità espressiva.
Sempre più frequentemente, alla terapia logopedica diretta vengono affiancati interventi indiretti, molto indicati soprattutto prima dei 36 mesi di vita del bambino. Un modello di intervento indiretto è il Parent Training in cui i genitori diventano protagonisti attivi dell’intervento riabilitativo del proprio bambino, grazie alle strategie psicoeducative fornite dallo specialista.
In altre situazioni, il disturbo del linguaggio è legato a difficoltà di rapporto tra la figura di accudimento e il bambino o a problematiche relazionali all’interno della famiglia. Una depressione materna, una relazione discontinua con la figura di attaccamento, rabbia e aggressività in famiglia e problematiche nella relazione di coppia possono rappresentare delle cause alla base del disturbo del linguaggio. In tal caso un intervento psicoterapeutico può essere di aiuto.
La collaborazione dei genitori è fondamentale in tutte le tipologie di trattamento per aiutare il bambino a sviluppare le sue forme espressive e comunicative.
Cosa devono fare i genitori di un bambino con ritardo del linguaggio?
QUAL È IL COMPORTAMENTO PIÙ ADATTO?
Nei disturbi del linguaggio i genitori possono utilizzare alcune strategie educative che hanno lo scopo di favorire uno sviluppo più adeguato sia delle competenze di comprensione che di produzione.
È utile promuovere interazioni sociali il più possibile adeguate alle competenze comunicative del bambino e promuovere la sua iniziativa sociale.
In un gioco condiviso il genitore potrebbe fornire stimoli linguistici associati agli oggetti utilizzati o alle azioni che si svolgono (nominare gli oggetti o commentare in diretta quello che accade), così da favorirne l’assimilazione.
L’adulto deve porsi all’interno dell’interazione come un osservatore sensibile e responsivo, in grado di attendere la risposta del bambino, senza sovrastare e/o anticipare il bambino. Il bambino viene così riconosciuto come partner della conversazione reciproca. È importante inoltre riconoscere, accogliere ed interpretare tutti i comportamenti comunicativi del bambino, verbali e non verbali.
Un’altra strategia può essere quella di semplificare il linguaggio diretto al bambino.
Sin da piccolo è consigliabile fargli guardare frequentemente dei libri con poche e chiare immagini: a voi spetta il compito di leggere le parole e associarle al disegno, per arricchire il suo vocabolario.
Provate a raccontare una storia e poi fatevi aiutare a completarla. Bisogna stuzzicare la sua fantasia e dargli modo di esprimersi con semplici parole.
Ricordatevi sempre di parlare lentamente e scandire bene le parole. È importante fare molte domande semplici e ripetere ogni vocabolo per migliorarne la sua memorizzazione.
Le conseguenze di un intervento tardivo
Sono piuttosto diffusi i casi in cui si scopre troppo tardi il disturbo del linguaggio. L’impossibilità di intervenire tempestivamente impedisce di risolvere le problematiche precocemente. In questo modo si inserisce il bambino a scuola, dell’infanzia o dell’obbligo, con le sue difficoltà linguistiche che potrebbero avere ripercussioni sul suo apprendimento.
Il ritardo del linguaggio si può ripercuotere negativamente anche sulla scrittura e sulla lettura del bambino.
Famiglia, scuola, psicologo e logopedista devono agire sinergicamente per avviare il bambino verso uno sviluppo completo e corretto del linguaggio dal punto di vista semantico, fonologico, morfo sintattico e pragmatico.
Vedi anche: Disturbi del linguaggio. Diagnosi e trattamento