Quando passiamo un periodo impegnativo a livello emotivo, quando viviamo un momento di crisi, è facile che la nostra alimentazione ne risenta. Le reazioni allo stress possono essere di due tipi. C’è chi quando si sente agitato è vittima del cosiddetto comfort food: comincia a mangiare voracemente qualsiasi cosa gli capita perchè mangiare lo tranquillizza e lo aiuta a ridurre la tensione. Oppure c’è chi perde l’appetito e non riesce a mangiare perchè lo stomaco gli si chiude e persino l’odore del cibo gli fa venire la nausea. Mentre nel primo caso è molto facile prendere peso, nel secondo si può dimagrire a vista d’occhio.
Stress cronico e “comfort food”
Nei periodi di maggiore nervosismo molti vanno a ricercare i loro cibi preferiti, che diventano delle vere e proprie auto-gratificazioni. La scelta normalmente ricade su alimenti ricchi di calorie sotto forma di zuccheri e grassi come biscotti, patatine, pizza, formaggi e cioccolato. Questi cibi non a caso vengono chiamati “comfort food“, perchè sono gustosi e saporiti e riescono a dare un senso di benessere e appagamento immediato.
Ma perchè questo accade?
C’è una spiegazione scientifica al fatto che le persone vanno a ricercare certi cibi quando sono stressate, nervose o depresse. Infatti è stato provato che quando lo stress diventa cronico aumenta la concentrazione nel sangue di insulina, ormone prodotto dal pancreas che serve per aumentare l’impiego degli zuccheri a livello dei tessuti periferici. Inoltre aumentano anche i glucocorticoidi, come il cortisolo, che generano un incremento della concentrazione di zuccheri nel sangue. Così, anche se lo stomaco è pieno, il cervello continua a trasmettere segnali di fame. Per questo motivo quando ci sentiamo tesi sembra di non essere mai sazi e di non riuscire a smettere di mangiare.
In situazioni come questa siamo facilmente spinti a cercare carboidrati sotto forma di zuccheri semplici come i dolci o il gelato perchè hanno veramente un potere calmante. Innanzitutto la loro ingestione va a stimolare le aree cerebrali del piacere, e così riescono a controbilanciare gli effetti spiacevoli dello stress cronico; inoltre l’ingestione di questi cibi va a ridurre l’attività dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene e riesce così ad attenuare l’ansia e la tensione.
Il valore simbolico emozionale del cibo e il comfort food
Il cibo può essere ”comfort” anche a livello emozionale. Il cibo è infatti un profondo attivatore identitario ed ha un ruolo essenziale nella costruzione e nella rappresentazione del Sé. Le pietanze che amiamo raccontano prima di tutto le esperienze che abbiamo avuto ed il legame simbolico con esse, le emozioni che proviamo a e abbiamo provato, che non sempre sono del tutto coscienti. A volte il nesso è radicato nel nostro inconscio e non sappiamo bene perché ci piaccia proprio quel cibo, mentre quell’altro ci disgusti.
Per questo in alcuni momenti o ricorrenze tendiamo a cercare o cucinare determinati cibi: essi ci connettono con esperienze emotive passate. Il cibo, così come gli odori può essere un potente ”portale nel tempo”. Alcuni cibi “ fanno stare bene”, “hanno un buon sapore”, “consolano”, “rendono felice”. Quando si associano i ricordi a determinate pietanze la solitudine si popola di relazioni. Così nella mente riaffioreranno cene di famiglia, il rapporto con i nonni, scene di accudimento, esperienze amicali e sentimentali. Il ricordo è il ponte che permette riscoprire la condivisione sociale come il vero fattore che rende il cibo un conforto.
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