Aiuto! nostro figlio non dorme! Moltissime coppie si trovano a dover affrontare ciò che può sembrare «inaffrontabile»: i disturbi del sonno nei bambini. Cioè i risvegli frequenti e la difficoltà di addormentamento del proprio bambino nei primi tre anni di vita. Si tratta di insonnia a tutti gli effetti.
Raramente le cause sono organiche, per la maggior parte (più dell’80%) l’insonnia dipende da fattori psico-fisiologici. Essi sono principalmente legati all’organizzazione della giornata, alla relazione con la figura di accudimento, alla molteplicità di stimoli che i bambini si trovano intorno e alle abitudini apprese.
Tra i fattori che determinano i disturbi del sonno nei bambini riveste quindi una grande importanza il modo in cui sono affrontate le prime fasi di transizione della crescita del figlio.
La qualità e la quantità del sonno nei bambini rispecchia gli aspetti educativi, lo stile di attaccamento e il contenimento emotivo da parte del genitore.
Spesso i risvegli notturni sono legati alla difficoltà di separarsi sia da parte del bambino che del genitore, alle loro paure e a una difficoltà di adattamento agli sbalzi di crescita.
Separazione e autonomia sono dunque due parole chiave nei disturbi del sonno nei bambini.
Per il bambino imparare a dormire è parte del processo che lo porterà a diventare autonomo. Un bambino può diventare autonomo solo se, nelle fasi di crescita precedenti, ha sperimentato una buona dipendenza dal genitore.
Per il genitore insegnare al proprio figlio a dormire significa essere capace di separarsi (psicologicamente). Di fare un passo indietro per consentire al bambino di “imparare” ad essere autonomo durante la notte.
Accade spesso che la separazione è vissuta con ansia, sia a parte del bambino che del genitore. Per arginare quest’emozione spesso l’adulto propone al bambino degli aiuti inadeguati rispetto all’età o al temperamento. Questi aiuti, non solo non risolvono i disturbi del sonno dei bambini, ma, anzi, concorrono ad accentuarlo, causando innumerevoli risvegli notturni.
” Aiutami a fare da solo”, aforisma che riassume il metodo della Montessori, è un’esortazione che ogni bambino espone silenziosamente ai genitori. Nel momento dell’addormentamento assecondare questa richiesta è fondamentale.
Durante la giornata, e soprattutto nell’ora precedente quella della nanna, mamma e papà possono facilitare l’autonomia del loro bambino. Come? Mettendo in atto una serie di comportamenti rassicuranti che accompagnano il bambino nel passaggio dallo stato di veglia al sonno. Queste strategie devono essere a misura di bambino e su misura per QUEL bambino. Ogni figlio ha il suo temperamento e la sua storia.
Quello che accade durante il giorno incide tantissimo sulle difficoltà del sonno.
Variabili che possono favorire o ostacolare il sonno del bambino:
modo in cui il genitore saluta il bambino quando va al lavoro, o esce
come lo consola quando ha dei malesseri o fa i capricci,
dove e come si addormenta il bambino,
routine delle attività quotidiane, ecc.
Sono tutte variabili che incidono sulla capacità di autoregolazione del bambino, oltre che la sua crescita psicofisica.
Una modalità di addormentamento totalmente dipendente dall’intervento dell’adulto dopo i 4 mesi può causare innumerevoli risvegli notturni. Così come, successivamente, una modalità inadeguata all’età del bambino.
Il genitore deve saper cogliere gli scatti di crescita del proprio figlio. E’ importante adattare la strategia di addormentamento alla fase di sviluppo nella quale si trova il bambino così da facilitarne l’autonomia.
Per riuscire a risolvere il problema è importante individuare nella zona uno psicoterapeuta esperto nei disturbi del sonno dei bambini e chiedere una consulenza. Il terapeuta individuerà le cause e proporrà delle soluzioni pratiche. Nella maggioranza dei casi la problematica viene risolta dopo pochissime sedute.