La genitorialità è il processo dinamico attraverso il quale si impara a diventare genitori capaci di prendersi cura e di rispondere in modo sufficientemente adeguato ai bisogni dei figli. Bisogni che sono estremamente diversi a seconda della fase evolutiva.
I motivi che spingono una coppia ad avere un figlio
La decisione di avere un figlio viene vista spesso come un progresso compiuto dalla coppia. Dopo aver sondato la stabilità dell’unione, la coppia si avvia al passo successivo, ovvero la ricerca del completamento della famiglia.
In realtà, assieme al senso di arricchimento del nucleo familiare, i motivi che spingono una coppia ad avere un figlio possono essere diversi:
1. desiderio di dimostrare la propria capacità di essere buoni genitori,
2. desiderio di confrontarsi col partner o con i propri genitori,
3. farne dono ad altri,
4. ricevere gratificazioni sul piano affettivo,
5. desiderio legato alla tendenza ad identificarsi con un bambino prolungamento di sé nel tempo,
Genitorialità e proiezioni
Spesso si pensa che il desiderio di avere un figlio appartenga esclusivamente ai membri della coppia. Non è così. Tale desiderio, infatti, trova la sua realizzazione nella coppia, ma affonda le sue radici nel passato. Si intrecciando ad altri desideri, fantasie che spesso rimangono inespresse. L’uomo e la donna, prima ancora che il bambino nasca, proiettano sul figlio una futura realtà, con contorni precisi, come i comportamenti e i progetti che li legheranno al figlio.
Per ciascun genitore, dunque, il bambino esiste molto prima del concepimento. Sia l’uomo che la donna plasmano nella loro mente, sin dall’infanzia, un bambino immaginario su cui poi modellano l’immagine del figlio desiderato.
Questo bambino rappresenta l’insieme dei desideri, dei bisogni, delle emozioni e delle esperienze vissute nella propria infanzia. Il figlio desiderato, modellato appunto sull’immagine del bambino immaginato, spesso è caricato di tutte le qualità e le opportunità cui l’adulto ha dovuto rinunciare e alle quali è ancora legato.
Genitorialità: in cosa consiste esattamente?
La genitorialità consiste nell’offrire cure adeguate ai bisogni del bambino, risponde al suo bisogno di protezione e sicurezza. I genitori sono chiamati ad aiutare il bambino a percepire e regolare i propri stati emotivi, ad entrare in risonanza emotiva con figlio. I genitori dovrebbero trasmettere “affetti vitali” che consistono in gesti, abitudini, frasi e parole che contengono al loro interno una dimensione relazionale affettiva.
Riconoscersi nell’altro senza esserne inglobato è uno dei traguardi più importanti della genitorialità. Infine la genitorialità consiste anche nella capacità di dare dei limiti, una struttura di riferimento, una cornice che corrisponde al bisogno fondamentale del bambino di vivere dentro una struttura di comportamenti coerenti.
La paura di diventare genitori
Oggi più che mai la scelta di fare un figlio viene posticipata. Si pensa che diventare genitore possa in qualche modo costituire una trappola, una limitazione alle proprie libertà.
Sicuramente, diventare genitore rappresenta, all’interno del ciclo di vita, un evento che comporta un grande cambiamento e che, per questo, segna lo sviluppo della personalità adulta e della coppia nel suo insieme. L’arrivo di un bambino richiede un alto grado di flessibilità sia individuale che di coppia.
Per evitare che la genitorialità venga vissuta come una trappola
Genitorialità: che cambiamento comporta?
La nascita di un figlio rappresenta un passaggio centrale dell’esistenza individuale, che segna, sia per l’uomo che per la donna, la fine di un’epoca, quella in cui si è stati figli. Tale cambiamento si è già avviato dall’inizio della vita di coppia con la conseguente autonomia abitativa. Viene però molto più avvertito nel momento in cui l’evento della genitorialità segnala fisicamente e materialmente la trasformazione dallo stato di figli a quello di genitori.
La nascita di un figlio comporta, inoltre, una regressione all’infanzia, ossia quel processo che si manifesta con l’instaurarsi di stati d’animo e comportamenti caratteristici dell’infanzia.
Ripercorrere il proprio passato, in un certo senso ritornare piccoli, comporta il riemergere improvviso e inaspettato di ricordi, conflitti, frustrazioni mai elaborate. Questo continuo avanzare e indietreggiare attraverso il tempo ha un suo risultato psicologico molto importante: rivisitare la propria infanzia, comprendere il proprio sviluppo e portare a termine cose lasciate in sospeso con la propria famiglia in modo da affrontare al meglio il nuovo ruolo richiesto dalla nascita di un figlio.
Nella coppia, l’arrivo di un figlio, determina, invece, inevitabili cambiamenti non solo negli schemi di comportamento e di relazione che la coppia ha ormai elaborato, ma anche nella “configurazione psicologica del gruppo familiare”.
All’arrivo del nuovo nato la coppia è chiamata a riorganizzare i tempi e gli spazi fisici della propria vita. Un bambino chiede, sollecita, le sue attività determinano necessariamente mutamenti negli atteggiamenti e nelle dinamiche interpersonali dei genitori.
Tutto ciò incide inevitabilmente sulla relazione di coppia accentuando o creando tensioni in un momento molto delicato della coppia stessa.
Il passaggio dalla vita di coppia a triade è complesso
L’intimità della coppia deve far posto a nuove intimità, quella tra madre e bambino, tra padre e figlio, oltre che alla presenza del bambino.
Se i due partner sapranno far coesistere due forme di amore così diverse, l’arrivo di un figlio sarà un evento che andrà ad arricchire il rapporto di coppia. In caso contrario la coppia ne potrà uscire indebolita, specialmente se prima dell’arrivo del figlio nel rapporto di coppia c’erano già le premesse di una crisi.
La nascita di un figlio corrisponde dunque ad un momento evolutivo particolare. Possono riaffiorare nel singolo individuo come nella coppia problematiche rimosse o non risolte che riguardano i propri genitori, timori e sentimenti negativi che inducono a sentirsi inadeguati, a temere di non saper svolgere i nuovi compiti che la situazione richiede. A volte emerge la paura di dover confrontarsi con una maggiore validità genitoriale del partner.
L’arrivo di un figlio è dunque, fra i tanti mutamenti della vita, quello forse più marcato da un’intensa pregnanza affettiva.
Per tale motivo, trovare uno spazio fisico e mentale dove poter riversare tutti i vissuti della maternità e della paternità è il presupposto fondamentale per comprendere meglio se stessi, il proprio corpo, le proprie emozioni in tutte le trasformazioni, individuali e relazionali che la genitorialità comporta.
Uno di questi spazi può essere rappresentato anche dalla psicoterapia. Lo psicoterapeuta, accompagnando i membri della coppia nella rivisitazione della propria storia passata li aiuta ad elaborare eventi e vissuti passati in modo da non lasciar niente in sospeso.
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