LE FAMIGLIE RICOSTITUITE

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Le famiglie ricostituite di oggi sono molto diverse da quelle di un tempo. Nel passato esse si formavano dopo la morte di un coniuge, oggi, invece, si creano in misura maggiore in conseguenza ad un divorzio Le famiglie ricostituite di oggi, sorte dopo un divorzio, sono in realtà molto diverse sia da quelle create dopo la vedovanza, sia dalla famiglia coniugale classica. Mentre un tempo la ricostituzione della famiglia significava la sostituzione del partner e, qualora vi fossero figli, del genitore scomparso, oggi la sostituzione del partner comporta l’aggiunta di un genitore.

Dopo il divorzio, se il genitore si risposa, i figli avranno un genitore “sociale”, con il quale passeranno, a volte, più tempo che con il primo, biologico, e che probabilmente contribuirà più del genitore biologico al loro mantenimento. Se il genitore biologico metterà al mondo un altro figlio, essi avranno un fratello “uterino”. Acquisteranno inoltre “quasi zii” e “quasi nonni”, cioè i fratelli e i genitori del secondo padre e della seconda madre e molti altri parenti.

In generale, la caratteristica di fondo della famiglia ricostituita dopo un divorzio è di avere dei confini più incerti e ambigui di quella coniugale, in termini sia biologici, sia giuridici. L’ambiguità di confini delle famiglie ricostituite dipende dal grado della loro complessità strutturale, cioè dalla storia coniugale dei due adulti che l’hanno formata. Quando entrambi hanno alle spalle almeno un matrimonio e un divorzio e portano con sé almeno un figlio, la nuova famiglia che creano è strutturalmente molto complessa. Lo è invece poco quando uno solo dei due adulti è stato sposato senza aver avuto figli.

Quali sono le difficoltà delle famiglie ricostituite?

Fragilità

Le ricerche finora condotte mostrano che le seconde nozze sono ancora più fragili delle prime, cioè che le persone divorziate che si risposano divorziano nuovamente con una frequenza maggiore di quelle che si sposano per la prima volta. Ciò può avvenire sia perché sono più disposte a ricorrere al divorzio qualora il matrimonio sia infelice, sia perché la qualità del rapporto che nasce con le seconde nozze è spesso più difficile da gestire di quello delle prime nozze, sia perché le famiglie ricostituite sono strutturalmente più complesse e hanno confini più ambigui, sia infine perché non sono ancora pienamente istituzionalizzate.

Manca la storia

Una delle difficoltà che le famiglie ricostituite devono affrontare è diventare un gruppo familiare senza avere una propria storia familiare alle spalle.

Questo processo richiede alcuni passaggi:

  • 1. La nuova coppia deve maturare e divenire solida
  • 2. I precedenti legami genitori-figli devono essere mantenuti e devono evolvere
  • 3. Le nuove relazioni tra genitori acquisiti, figli acquisiti e fratelli acquisiti devono essere sviluppate
  • 4. Deve nascere un senso di appartenenza alla nuova unità familiare

I partners al secondo matrimonio devono affrontare un compito particolare: integrare se stessi e i propri figli all’interno della nuova struttura della famiglia ricostituita. Per ogni individuo quest’integrazione implica una rielaborazione del proprio modello di famiglia e delle proprie aspettative verso la vita familiare.

Rapporto con i figli non biologici

Uno dei problemi più sentiti nelle famiglie ricostituite riguarda la funzione educativa dei genitori non biologici. Ci si chiede, infatti, quali siano i suoi limiti e in che rapporto essa si colloca rispetto a quella del genitore biologico.

La funzione educativa del genitore sociale è condizionata da diversi fattori come: l’età del bambino, uno stato di convivenza o coniugalità, la frequenza di contatti del bambino con il padre biologico, l’elaborazione della separazione/divorzio da parte degli ex coniugi ed infine, ma non meno importante, la maturità psicoaffettiva degli adulti coinvolti.

Senza entrare nello specifico di ogni combinazione possibile, varrebbe comunque il principio generale per cui la funzione educativa dovrebbe essere espressa dal genitore naturale in accordo con l’ex coniuge, sempre che non sussistano situazioni particolari di abusi o maltrattamenti.

Soprattutto quando il bambino è molto piccolo i genitori ex coniugi dovrebbero adoperarsi per far in modo che non si crei un’eccessiva discrepanza tra la rappresentazione interna che il bambino ha della sua famiglia, dove la coppia madre-padre rappresenta un binomio inscindibile, e la realtà quotidiana. Il bambino più è piccolo più ha bisogno di certezze e continuità. Ha bisogno, in altre parole, che ogni evento sia riferito concretamente ad una dimensione spaziale e temporale a lui ben nota.

Solo più avanti nello sviluppo psicoaffettivo e cognitivo, il bambino riuscirà a tollerare la scissione della funzione genitoriale senza che questa perda la loro valenza di guida e sostegno.

Il bambino (per un adolescente la situazione è più complessa) non ha grosse difficoltà a stabilire un comportamento di attaccamento a un “nuovo papà” purché questo non sia percepito dal padre biologico come un esproprio delle sue funzioni. Purtroppo, come spesso accade, questo nuovo legame, che può rappresentare per il bambino una risorsa affettiva in più, è inquinato da forti incomprensioni tra gli ex coniugi e tra padre sociale e padre biologico spesso su questioni economiche che si riverberano sul bambino creando triangolazioni e conflitti di lealtà difficili da risolvere.

I figli di genitori separati sanno di appartenere ad una rete familiare più estesa ma non sempre è comprensibile loro cosa ci si deve attendere dagli adulti coinvolti. Stabilire, ad esempio, chiari confini tra i sottositemi presenti nella rete, facilita la definizione di ruoli e funzioni e la negoziazione di strategie comportamentali più adatte alla coppia genitoriale ed al particolare livello di sviluppo del bambino. Questo richiede un uso da parte degli adulti di capacità relazionali che poggiano su un buon livello di autostima, autonomia psicologica e conoscenza di sé, ma sappiamo che nella realtà quotidiana, a volte, molti adulti stentano ad attribuirsi un soddisfacente controllo su questi importanti fattori di personalità.

La vita del bambino può essere arricchita dalla presenza di più modelli educativi e stili di vita, ma alla base di tutto deve esserci l’impegno della coppia genitoriale a costruire rapporti chiari e di reciproco rispetto dove i padri così come le madri siano disposti a mettersi in discussione e ad impegnarsi a stabilire e sviluppare una relazione psicoaffettiva valida con tutti i componenti del sistema familiare, incluse le famiglie di origine. Queste, resistendo alla tentazione di comprensibili schieramenti, potrebbero svolgere l’importante funzione di mantenere la continuità della storia familiare di ogni genitore e perciò del figlio (nipote) stesso rinforzandone l’identità ed il senso di appartenenza.

Il “nuovo papà”, oppure la “nuova mamma”, va a collocarsi in uno spazio relazionale in parte già definito dove l’assunzione del ruolo genitoriale si fonda su un legame molto flessibile ed in grado perciò di adattarsi a contesti relazionali complessi come appunto la famiglia ricostituita. Questi legami richiedono però maggiore impegno perché non possono contare sulla “forzadel vincolo di sangue e dei ruoli rigidamente stabiliti come accadeva nella famiglia tradizionale. Pertanto la relazione con i figli acquisiti poggia sulla disponibilità ad investire quotidiane energie verso la ricerca di nuovi modi di vivere la genitorialità che, seppur faticosi, rappresentano sicuramente uno stimolo alla valorizzazione e alla crescita personale e familiare.

Perchè è bene intraprendere una psicoterapia?

Come abbiamo visto, le famiglie ricostituite vivono la crisi di chi, con storie diverse e diversi modi di affrontare i problemi, deve trovare un adattamento per affrontare insieme le nuove situazioni. 
Sono soprattutto i figli a segnalare, con i sintomi più disparati, la difficoltà di accogliere il nuovo equilibrio che si viene a creare dopo la separazione con entrambi i genitori. 
Possiamo osservare, ad esempio, in seguito alla separazione o al costituirsi di un nuovo nucleo domestico, la comparsa di difficoltà scolastiche, di problemi nel ciclo sonno-veglia e di enuresi nei bambini, o l’esacerbarsi della conflittualità, di comportamenti devianti e di disturbi alimentari negli adolescenti.
    Inoltre, nelle famiglie ricostituite i problemi normali legati alla genitorialità (rapporto genitori-figli, educazione della prole, norme e regole, confronto sui valori di riferimento) e quelli legati alla convivenza (gestione fisica degli spazi e modalità di incontro-scontro sugli spazi emotivi) si possono comporre in un quadro davvero molto complesso che può richiedere l’intervento dello psicoterapeuta familiare che dovrà aiutare la famiglia ad acquisire una grande flessibilità e una notevole quota di creatività. 
Per cogliere rapidamente le difficoltà genitoriali a cui abbiamo fatto riferimento, si pensi, ad esempio, alla difficoltà di essere educatore a distanza, non convivendo con il proprio figlio mentre uno/a sconosciuto/a ha il compito, per altro spesso difficilissimo e ingrato, di stare vicino ad un figlio (biologicamente) non suo. 

Spesso le difficoltà nella gestione di questo intreccio sono il motivo stesso della richiesta, esplicita o implicita, di psicoterapia. 

La terapia familiare deve consentire la conoscenza e l’incontro reciproco, in uno spazio in cui  ci sia anche un profondo rispetto della storia passata, delle diversità e dei sottosistemi familiari.
Questo significa anche che, nella terapia familiare con le famiglie ricomposte, bisogna prevedere la possibilità di avere tempo e spazio per incontrare insieme, da soli, i consanguinei.
L’inclusione-esclusione di alcuni membri della famiglia è un aspetto estremamente delicato che va, in ogni caso, ponderato insieme a tutti i membri della famiglia stessa.
Lavorare con le famiglie ricostituite e ricomposte in una psicoterapia è un momento davvero intenso.
Nel tumulto degli oceani che si incontrano, si può partecipare alla costruzione di una nuova unità che, anche grazie alla terapia, laddove sia necessaria, porterà ai suoi membri grandi risorse per il futuro.

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Dr.ssa Cinzia Frontoni

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