Hikikomori: la vita chiusa in una stanza
Il fenomeno, nato in Giappone, si è diffuso rapidamente in Occidente, e l’Italia è il Paese con il maggior numero di casi. Chiusi in casa, iperconnessi, ma soli e senza contatti reali, prigionieri per scelta di una vita “virtuale” . Internet rappresenta per loro uno spazio in cui non si sentono giudicati e dove possono creare degli avatar di loro stessi: in questo modo si sentono più liberi di muoversi ed esprimersi.
Si chiamano Hikikomori (che significa letteralmente “isolarsi”): sono solitamente ragazzi tra i 14 e i 25 anni, che si chiudono nelle loro camere, spesso al buio, con internet come unica finestra sul mondo. Non esistono dei sintomi ben definiti che presenta un ragazzo Hikikomori, ma il loro tratto distintivo è di certo il ritiro dal mondo. Un campanello di allarme è certamente la fobia scolare. Hanno delle crisi di ansia quando entrano in classe.
L’ Hikikomori non ha una dipendenza da internet: il ritiro nel mondo virtuale non è la causa che spinge al ritiro, bensì ne è una conseguenza! I ragazzi si orientano al mondo virtuale perché è l’unico che permette loro di mantenere un contatto con il mondo esterno.
In Italia stanno diventando un vero e proprio esercito silenzioso: sono oltre 100mila!!
Cause
Nucleo centrale dell’Hikikomori è la paura del confronto che nasce da una società complessa e mutevole, dove si sono persi moti punti di riferimento.
La loro difficoltà sta nel presentare il proprio corpo agli altri, nel sentire che il loro corpo è inadeguato. Non stiamo parlando dell’aspetto fisico in quanto tale, ma dell’immagine che uno ha di sé. Mentre la società del passato era molto centrata sulla colpa, in quella di oggi è la vergogna a essere il parametro con cui si misurano gli altri. E in un momento delicato come l’adolescenza i ragazzi non ce la fanno a mantenere il ritmo, quindi si separano e si trovano uno spazio in cui possono muoversi liberamente, in cui non devono per l’appunto vergognarsi e non hanno più bisogno di nascondersi agli altri e a se stessi (Vedi: “Adolescenti: supereroi fragili“).
Cosa Fare
Occorre innanzi tutto cercare il dialogo con loro, senza essere impositivi, bisogna comunicare con gli insegnanti e cercare di creare una rete.
Poi è importante avere il sostegno di esperti: l’associazione Hikikomori Italia offre una consulenza esperta da parte anche di ex Hikikomori che possono creare un contatto con i ragazzi.