Il triangolo drammatico di Karpman è un modello teorico di interazione che fa riferimento a dinamiche tipiche dei conflitti familiari e non. Una triangolazione può innescarsi in ogni scenario: familiare, affettivo, sociale e lavorativo.
Spesso si tratta di relazioni non sane e manipolatorie che portano a disagio e sofferenza.
Per triangolo drammatico, si intende un triangolo ai cui vertici si trovano i tre principali ruoli ricoperti da ognuno di noi, ovvero quelli di vittima, persecutore o salvatore. Spesso questi ruoli sono interscambiabili. Ciascuno di noi può cioè interpretare un ruolo e poi passare ad un altro, in base alle esigenze e all’emotività del momento.
Nelle famiglie e nelle coppie ”disfunzionali”, dove cioè domina il conflitto, spesso i ruoli si scambiano, sebbene ogni membro abbia il suo ruolo preferito. Si alternano persecuzioni, lamenti, e salvataggi a vicenda. Queste famiglia sono piene di interazioni negative: desiderio di dominare, pretese, scuse e autocommiserazione. Mancano invece l’amore, il sostegno e la felicità!
Come si scambiano i ruoli?
- Il Salvatore si stufa di difendere la Vittima e ne diventa il Persecutore.
- La Vittima esplode e stanca di subire inizia a prendersela con il Persecutore o il Salvatore.
- Il Persecutore può redimersi e diventare il salvatore.
I RUOLI DEL TRIANGOLO DRAMMATICO
LA VITTIMA
La Vittima ricopre il ruolo di chi si adatta (negativamente), anche quando la situazione non lo richiede.
La Vittima finge di essere sempre debole, poiché fondamentalmente rifiuta le responsabilità. In altre parole individua un capro espiatorio da incolpare per i propri errori. La Vittima tende ad instillare il senso di colpa nel Persecutore, poiché ha deciso che è lui l’origine della sua sofferenza, e far sì che il Salvatore si attivi nel tentativo di aiutarla.
La Vittima non è una vittima reale, ma tende a vedersi e a comportarsi come tale. Esprime dolore e debolezza, ma in realtà nasconde tanta forza.
Per esempio finge di adattarsi a una situazione, ritenendo di non poterla cambiare o tende a lamentarsi senza mai chiedere direttamente. Il ruolo delle vittime sembra quindi soddisfare un bisogno di dipendenza oltre a permettere di evitare l’assunzione di responsabilità.
Pretende dagli altri e si stupisce o si offende quando questi non comprendono i suoi bisogni e i suoi desideri inespressi. Tende infine ad interpretare gli avvenimenti come ingiustizie nei suoi confronti.
Da questa posizione di grande disagio psicologico, può passare facilmente al ruolo di Persecutore attaccando e accusando persone e avvenimenti, per mettere ordine di fronte a tanta ingiustizia.
IL PERSECUTORE
Il Persecutore è il ruolo di una persona che detta le regole e impone limiti che aumentano il malessere e la dipendenza. Tende ad assumere potere sugli altri e spesso a prevaricarli.Il Persecutore essendo controllante, critico, oppressivo e giudicante, si sente superiore e “bullizza” la Vittima.
Il Persecutore finge di essere sempre forte e copre con l’aggressività le proprie debolezze e paure.
Spesso i Persecutori sono persone carismatiche e seducenti, ma a lungo andare chi si lascia affascinare da loro avverte fastidio e si sente usato.
Il Persecutore manipola l’altro usando l’intimidazione e l’inquisizione per creare una corte di persone sottomesse da dominare ed usare.
L’aggressività piuttosto che fisica, spesso è verbale, morale e psicologica.
IL SALVATORE
Nel triangolo drammatico, il ruolo del Salvatore fa riferimento alla parte di noi apparentemente protettiva ma che, in realtà, ostacola la crescita e l’autonomia dell’altro.
Il Salvatore nell’aiutare la Vittima si mette in buona luce, sentendosi moralmente superiore e giusto, ed evitando i propri problemi e sentimenti.
Chi agisce da Salvatore appare dunque protettivo e generoso, ma al contempo svaluta le capacità dell’altro di “farcela da solo”.
Il Salvatore nasconde la paura di essere abbandonato e di non essere riconosciuto nei propri bisogni. Per questo motivo cerca di ottenere per l’altro, ciò che dovrebbe per se stesso: consente alla persona di acquistare un’identità ed un riconoscimento sociale di cui lui stesso ha estremo bisogno.
Il Salvatore vive dunque un cattivo rapporto con se stesso e cerca di riscattare il senso di colpa o l’immagine negativa che ha di sé con azioni meritorie.
Il mancato riconoscimento e l’ingratitudine della Vittima può essere vissuta come un fallimento personale, generando una perdita di senso, forti sensi di colpa e in molti casi una depressione reattiva. E’ in questi casi che il triangolo drammatico cambia: il Salvatore si trasforma in Vittima, sperimentando forte rabbia e aggressività verso il proprio interlocutore, che a sua volta assume il ruolo di Persecutore.
Il triangolo drammatico: consigli per uscirne
Diventare consapevoli di questi ruoli, schemi e copioni è il primo passo per interrompere queste relazioni tossiche e uscire dal “gioco” del triangolo drammatico.
Prova quindi a soffermarti su quale posizione all’interno del triangolo stai assumendo e ad identificare quali persone al momento stanno occupando gli altri ruoli. Questo ti aiuterà a guardarti dall’esterno e magari anche a modificare il tuo ruolo all’interno del triangolo.
In generale, poi, se sei:
- Vittima dovrai imparare a prendere consapevolezza delle tue debolezze e partire da queste per lavorare sulla tua autonomia, evitando di lamentarti;
- Persecutore dovrai imparare a riconoscere i tuoi desideri e bisogni e darti da fare per soddisfarli, piuttosto che criticare le inefficienze dell’altro;
- Salvatore dovrai imparare ad ascoltarti di più, prendere nota di ciò che ti disturba e cercare di migliorarlo, evitando di caricarti dei problemi degli altri.
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