LE EMOZIONI NEL PIATTO: RAPPORTO TRA CIBO E PSICHE

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Le emozioni sono strettamente collegate al cibo: mangiamo per piacere e alcuni alimenti ci portano a sensazioni legate a ricordi.
Quando si pensa al cibo e al modo in cui mangiamo non possiamo non pensare anche agli aspetti emotivi legati a questo.

Cibo come compensazione

Sarà capitato a tutti in alcuni momenti della propria vita, di notare come il nostro umore influenzi anche il modo di mangiare.
In momenti in cui ci sentiamo più tristi e soli, potrebbe accadere che aumenti o diminuisca l’appetito o che abbiamo voglia di alimenti di cui prima neanche conoscevamo l’esistenza.
Il cibo, proprio perché rappresenta una forma di piacere, può servire come mezzo di compensazione di disagi affettivi.

Cibo, emozioni e legami affettivi

Il cibo è parte di noi e della nostra identità, oltre ad un piacere legato ai nostri sensi. E’ anche un piacere psicologico che riguarda la nostra individualità.
Come accennato fin dalla nostra infanzia momenti legati ai pasti vengono associati a momenti di convivialità, di accudimento, di condivisione. Questi ricordi vengono rivissuti quando ci mettiamo davanti ad un piatto che ce li ricorda.

Nella nostra cultura il cibo, infatti, viene spesso associato all’accudimento: il cibo è infatti utilizzato da nonni e genitori come forma di amore e di accudimento. Quelle emozioni legate all’alimentazione le porteremo con noi per tutta la vita, di conseguenza quando ci sentiremo tristi e carenti di affetto, andremo alla ricerca di quel nutrimento emotivo che era legato alla nostra infanzia.

Fame emotiva: il matrimonio tra cibo e emozioni

E’ stimato che circa il 75% del mangiare in modo eccessivo sia dovuto alle emozioni. Anziché esprimere le emozioni in modo fluido e funzionale, spesso si tende a soffocare l’emozione attraverso cibi “confortevoli”, che nell’immediato portano ad avvertire una sensazione piacevole, di appagamento, ma che poi genererà un senso di colpa capace di minare l’autostima e di peggiorare lo stato di salute e qualità di vita della persona. Si entra in un ciclo senza fine.

Emozioni inespresse

Spesso le persone non sanno davvero ciò che sentono perché hanno sepolto troppo in profondità all’interno di se stesse le proprie emozioni.

Le emozioni inespresse purtroppo però non scompaiono, ma si accumulano nel corpo andando a creare stati infiammatori che alla lunga possono diventare sintomi più o meno gravi. La saggezza del corpo infatti, porterà in qualche modo a trovare uno sfogo ad esse che se non è all’esterno, sarà all’interno di noi. Prima o poi insomma dobbiamo “sentire”! Esprimere le emozioni è un modo per prevenire questo accumulo.

Il desiderio irrefrenabile per un cibo (craving) è segno che qualcosa dentro di noi non è in equilibrio e che dobbiamo fermarci e osservare la nostra vita. A livello simbolico possiamo comprendere molto di noi dal tipo di alimento che andiamo a ricercare. 

DIFFERENZE TRA FAME FISICA E EMOZIONALE

FAME FISICA

  • Arriva gradualmente e può essere posticipata
  • Può essere soddisfatta attraverso diversi tipi di alimenti (non è specifica)
  • Non provoca senso di colpa
  • Una volta che la fame è stata soddisfatta ci si ferma
  • È basata sul mangiare come necessità
  • È collocata all’altezza dello stomaco
  • Caratterizzata da scelte volontarie e consapevolezza nel mangiare

FAME EMOTIVA

  • È improvvisa e urgente
  • Porta a sentirsi in colpa
  • È insistente
  • Non cessa anche se il corpo è pieno
  • È molto specifica (es. pizza, gelato..)
  • È automatica, come se si fosse ipnotizzati

PERCHE’ CI SI ABBUFFA?

Quando il cibo viene usato come un modo usuale per gestire emozioni negative accade, allora, che l’alimentazione e i suoi scopi si modificano. Non si mangia più perché si ha fame, ma piuttosto perché ci si sente tristi, arrabbiati, vuoti, depressi, annoiati. Questo tipo di comportamento diventa automatico, incontrollabile tanto da generare un vero e proprio problema sentito come ingestibile e di cui si fa fatica a parlare.

Alla base di questo comportamento disfunzionale alimentare spesso si ritrovano sentimenti spiacevoli che fungono da fattori scatenanti. La depressione è uno stimolo molto potente ma anche lo stress, la noia, la solitudine, la rabbia, l’ansia, l’irritabilità sono degli input altrettanto efficaci. E’ come se la persona usasse il cibo per non prendere contatto con questi stati negativi, il mangiare diventa un antidoto alla sofferenza causata da queste condizioni emotive spiacevoli.

Le persone che usano il cibo come antidoto alle emozioni, vivono questa situazione con vergogna e senso di colpa, e per tale motivo raramente chiedono un aiuto per uscire da questo vortice. 

Cosa fare?

Tutto deve partire dalla voglia di cambiamento. Alcune persone non vogliono cambiare o sono spaventate dal cambiamento e preferiscono continuare ad affrontare stati d’animo e pensieri negativi  attraverso il cibo, ottenendo un effetto calmante. Eliminare le abbuffate significa riprendere contatto con questi elementi spiacevoli di se e della vita, e non tutti sono pronti a farlo.

Se volete risolvere il problema riflettete, quindi, sulla vostra voglia e disponibilità al cambiamento! Quali difficoltà e svantaggi del cambiamento fate difficoltà ad affrontare? Quale zona comfort avete paura di perdere? Se non riuscite da soli a capirlo provate a chiedere aiuto ad uno psicoterapeuta esperto nel settore.

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Dr.ssa Cinzia Frontoni

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