L’adolescenza è un periodo complesso in cui la gestione del rapporto con i figli, che cambiano, si ribellano e si chiudono in se stessi, mette alla prova molte famiglie. Una certa dose di conflitto con i genitori e di ribellione è assolutamente normale. Anzi, dovremmo fare attenzione alle adolescenze troppo tranquille, ai “ragazzi perfetti”, che non mostrano mai malessere, né mettono mai in difficoltà i genitori, perché questa potrebbe essere la spia di un disagio più profondo.
La “danza” del conflitto in adolescenza
Un adolescente “normale” è in continuo cambiamento, soffre, si ribella, si mette alla prova nelle relazioni, vive le prime piccole grandi delusioni, si strugge per amore, vive in simbiosi con gli amici, tagliando fuori mamma e papà.
Per trovare se stesso l’adolescente deve mettere in discussione i genitori così come li ha vissuti nell’infanzia. Ovvero come figure onnipotenti e un po’ idealizzate. È normale in questo periodo che l’adolescente critichi le loro idee, le loro scelte e regole. Questo lo aiuterà a trovare se stesso, la sua personalità, a sperimentare il confronto. In questa fase passerà dalla ricerca dell’emancipazione assoluta alla necessità di trovare conforto, dall’estrema fragilità al sentirsi onnipotente. Questa “danza” tra le due dimensioni sarà per lui fonte di tanta insicurezza e nervosismo. In questa fase avrà necessità dell’appoggio e della convalida dei suoi genitori.
Per il genitore è un momento complesso: la sua pazienza sarà messa a dura prova. Si sentirà giudicato e a volte sminuito. Ciononostante è più che mai importante che un genitore non si tiri indietro e non abdichi al suo compito di tutela e cura, perché il figlio ha più che mai bisogno di lui. Anche se l’adolescente non lo ammetterà mai, per lui i genitori rimaranno sempre un porto sicuro al quale tornare per trovare conforto e fiducia.
In questo senso, un rapporto mediamente buono genitore-figlio è una dei principali fattori che garantisce un esito positivo del processo adolescenziale. Non c’è bisogno che un figlio racconti per fila e per segno tutte le proprie giornate o i suoi pensieri. Se c’è alle spalle una buona comunicazione ed un rapporto di fiducia, i genitori sapranno di lui le cose importanti e potranno monitorarlo e guidarlo, alla giusta distanza, trovando di volta in volta la modalità più opportuna. Questo non garantisce affatto che non ci siano problemi o tumulti, che in parte sono appunto “fisiologici”, ma permette che ad ogni problema venga, con pazienza, trovata un’adeguata soluzione.
Il rapporto possibile
Nessun genitore è o dev’essere perfetto. Ovviamente gli scontri ci saranno. Sarà difficile accettare i cambiamenti del figlio e reggere le tensioni che quest’ultimo provocherà. Per rimanere il porto al sicuro sarà importante che i genitori ascoltino i propri figli cercando un confronto senza giudizio. Si tratterà di confrontare opinioni spesso discordanti senza perdere la pazienza è sen a sminuire le opinioni dei figli, anche se a volte agli adulti sembrano frivole, senza fondamento o estreme.
Nonostante le differenti vedute, il genitore deve fare un piccolo sforzo e cercare di avvicinarsi al loro mondo e di capire cosa gli piace e cosa gli interessa. È importante capire qual è il loro stile di vita e quello degli amici che frequentano, le tendenze del momento, i canali di comunicazione che utilizzano e qual è il “clima” che respirano nel gruppo di coetanei.
Le coordinate del buon dialogo in adolescenza
Il sentire è individuale
L’errore che molti genitori fanno è quello di dire ai propri figli che le loro idee sono malsane o sbagliate perché a loro manca l’esperienza. La fase successiva è solitamente quella che porta il genitore a raccontare le proprie esperienze e offrirle come esempio da seguire. Ma il “sentire” è individuale. Ciascuno di noi ha una sua cassa di risonanza personale, il suo modo di leggere la realtà, le sue risorse e limiti per affrontarla. Ciascuno ha diritto a sentire che la propria esperienza ha una sua dignità e viene accolta dall’altro anche quando quest’ultimo non la condivide.
Molte volte si tende a sottovalutare quello che i figli raccontano perché si pensa che si tratti di banalità, fesserie e argomenti superficiali. Se ad esempio vi dicono che sono disperati perché si sono lasciati con il loro fidanzatino/a e la loro la vita è finita, o hanno litigato con il migliore amico, oppure hanno preso un brutto voto a scuola, non bisogna assolutamente sminuire. Il figlio in quel momento sperimenta quelle sensazioni e vive le emozioni, sia belle che brutte, in maniera intensa ed estrema. In questa età loro ragionano ancora con il “tutto o nulla”, non c’è una via di mezzo, esiste solo il presente e in quel momento “il migliore amico è migliore amico per sempre”, “il dramma è per sempre”, “non è sto male oggi e poi domani passa, perchè loro il domani non lo vedono”.
ADOLESCENTI: IL DIALOGO POSSIBILE
Il buon conflitto col figlio adolescente
Se nasce un conflitto è importante comunque non mettere in discussione il rapporto e non criticare i figli. Non utilizzate etichette e giudizi. Se date una regola o una punizione spiegatela e ascoltate le eventuali rimostranze. Queste ultime vanno ascoltate, per poi spiegare semmai perché nonostante tutto decidete di non cambiare idea.
La prima regola è armarsi di pazienza e non avere fretta. Non interrompete vostro figlio, aspettate che abbia raccontato tutto e se potete evitate di fare facce strane nel frattempo. Se vedete che ha difficoltà ad aprirsi utilizzate domande aperte che lo aiutino a raccontarsi. “Come ti sei sentito”, “ come stai?“, “cosa posso fare per te?”. I figli quando hanno difficoltà temporeggiano e molto spesso iniziano discorsi importanti nei momenti meno opportuni. È importantissimo saperli cogliere al volo e fermare ciò che si stava facendo.
Non strumentalizzare il contenuto del racconto
Se quando vi raccontano “ho fatto questo, ho fatto quello” voi scattate come una molla e fate le “tragedie greche”, apprendono in maniera indiretta che, se vi raccontano un qualcosa che vi può far tendenzialmente arrabbiare, non ve la possono più dire. Il messaggio che dovete far passare ai vostri figli è che voi per loro ci siete sempre, nel bene e nel male, e se hanno un problema, ve ne devono parlare senza paure, sensi di colpa e vergogna.
Non utilizzate quello che raccontano per poi elaborare punizioni e divieti. Spesso infatti si fa l’errore di dire “allora non ti ci mando più “, “visto che è successo questo non puoi più frequentare quella persona”. Se i ragazzi capiscono che i loro racconti possono rivoltarglisi contro non si apriranno mai più.
Quando cercare aiuto
Per quanto l’adolescenza sia un momento di ribellione, di distanza e di “tumulto”, forti manifestazioni di malessere emotivo, comportamenti distruttivi o autodistruttivi, bruschi cali del rendimento scolastico, cattivi rapporti con i pari, eccessivo isolamento e altri segnali di disagio non vanno affatto sottovalutati, anzi possono essere la spia che il ragazzo, e la sua famiglia, stanno avendo difficoltà a compiere la transizione adolescenziale ed hanno per questo bisogno di aiuto. Anche gravi problematiche di rapporto con i genitori sono la spia che qualcosa non sta andando per il verso giusto, soprattutto se la rabbia e la conflittualità non lasciano mai spazio a momenti di sano confronto, affetto, comunicazione positiva.
In questi casi rivolgersi ad uno psicoterapeuta familiare può essere la scelta vincente.
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